18 dicembre 2009

Una Dose Micidiale - da "Nova" de Il Sole 24 Ore del 10.12.2009

Alla Duke University sono riusciti a curare il cancro con una dose unica di chemioterapici. Hanno preso il batterio "E.coli" per produrre specifici polipetidi, i quali legano varie sostanze formando spontaneamente nanoaggregati del diametro di 50 nanometri solubili in acqua. Quindi, si legge su "Nature Materials", hanno caricato i peptidi con un antitumorale (doxorubicina) in dosi fino a 4 volte quelle normali e somministrato il tutto ad animali con diversi tumori, confrontando l'esito con quello ottenuto in animali trattati con il farmaco da solo. La massa tumorale dei primi, dopo una sola applicazione, è risultata 25 volte inferiore a quella dei secondi, e la sopravvivenza è stata di 66 giorni, contro i 27 dei controlli. All'Argonne National Laboratory hanno invece usato nanodischi magnetici realizzati con una lega di nichel e ferro. Come descritto sempre su "Nature Materials", una volta diretti contro le cellulo tumorali e attivati con l'applicazione di un campo magnetico per 10 minuti, i nanodischi hanno annientato più del 90% delle cellule, distruggendone la membrana. (a.cod.)

Armature leggerissime - da "Nova" de "Il sole 24 Ore" del 10.12.2009

Al centro di ricerca Langley della Nasa di Hampton hanno sintetizzato per la prima volta nanotubi di nitruro di boro di alta qualità e di lunghezza visibile. La nuova tecnica, descritta come "eccezionalmente semplice", permette di ottenere fili "straordinariamente lunghi" che arrivano a misurare 1 millimetro, ossia tre ordini di grandezza superiori erispeto ai costituenti di partenza. Per ottenere questo risultato, descritto su "Nanotechnology2, i ricercatori hanno usato la tecnica chiamata "condensazione di vapore pressurizzato", basata sul vapore prodotto da un raggio laser che clpisce un bersaglio di boro all'interno di una camera pressurizzata contenente azoto. L'interesse della scoperta risiede nell'utilizzo di un materiale alternativo al carbonio come il boro per realizzare nanotubi da usare per costruire armature leggerissime e ultraresistenti. Alla Nasa ritengono che questo materiale potrà essere impiegato nell'industria meccanica, in quella aeronautica, in quella elettronica. (an.car)

24 novembre 2009

Tossicità Di Massa - da Nova de "Il Sole 24 Ore" del 19.11.2009

E' noto come schermo solare nei cosmetici ma si trova anche in dentifrici, detersivi... Anche per questo il biossido di Titanio (TiO2), e per la sua apparente innocuità, è stato tra i primi a essere sintetizzato in scala nano, senza preoccuparsi delle possibili modifiche chimico-fisiche. Ma ora i dubbi iniziano ad arrivare, e saranno sempre più consistenti se i dati dei ricercatori del Jonsson Comprehensive Cancer Center della Ucla appena pubblicati su "Cancer Research" saranno confermati. Il TiO2, infatti, negli animali danneggia il Dna, altera i cromosomi e provoca uno stato di infiammazione cronica perchè, a causa delle sue dimensioni, non può essere smaltito, e si accumula nei tessuti. "Si tratta di una tossicità nuova - spiegano gli autori - perchè parte da una sostanza inerte che però induce stress ossidativi a causa dell'immenso aumento della superficie che si ha riducendo le dimensioni della singola particella". Negli animali, un'esposizione simile a quella che si otterrebbe in 1,6 anni di lavoro in una fabbrica ha provocato danni al Dna e, appunto, infiammazioni croniche. Per ora, spiegano gli autori, è importante cercare di non inalare il TiO2 e limitarsi, nei prodotti per uso umano, a usare le creme, attraverso le quali la sostanza non penetra. Ma in futuro sarà indispensabile avere dati più certi prima di autorizzare produzioni di massa, e trovare anche strumenti tecnici innovativi per raccoglierli. (a.cod.)

Fanghi depurativi - Da Nove de "Il Sole 24 Ore" del 19.11.2009

L'uso di nanoparticelle nelle industrie è un dato acquisito, si calcola che ogni anno siano impiegati oltre due milioni di tonnellate di queste sostanze. Il team del Centro britannico di ecologia e idrologia di Wallingford, ne ha studiato le modalità di dispersione nell'ambiente attraverso le acque di scolo. Gli studiosi inglesi hanno quindi sviluppato e descritto su "Environmental Science & Technology" un trattamento nanotecnologico che permette il deposito delle particelle nei fanghi usati per purificare le acque evitando così che vengano disperse nei fiumi. Il trattamento, che potrebbe essere impiegato negli impianti di depurazione, costituisce un esempio concreto di nanoindustria verde, sul modello di quanto sta realizzando la chimica verde. (an.car.)

27 ottobre 2009

Un pizzico di molecole - da Nova de "Il Sole 24 Ore" del 22.10.2009

Lo hanno definito il collo di bottiglia delle nanotecnologie, ma forse ora all' Università di Berkley potrebbero aver trovato la soluzione per superarlo. Il team di Ting Xu ha infatti sviluppato una tecnica per controllare in maniera precisa la "configurazione spaziale dei blocchi di costruzione" di dimensioni nanometriche con un procedimento scalabile su una molteplicità di lunghezze. L'idea è quella di assemblare nanoparticelle e frammenti di polimeri usando molecole che attraggono entrambi gli ingredienti. Il risultato è che diventa possibile ottenere strutture nelle quali le particelle di dimensioni nanometriche risultano perfettamente ordinate anche su reticoli tridimensionali. Con questa tecnologia gli studiosi hanno prodotto materiali che reagiscono attivamente e reversibilmente alla luce a al calore. Secondio i ricercatori questo metodo, descritto su "Nature Materials", potrà essere usato per fabbricare diversi tipi di dispositivi come sensori ad alta sensibilità. (an.car.)

Silicone come burro - da Nova de "Il Sole 24 Ore" del 22.10.2009

Quella che compare in scala nano è una faccia del silicone totalmente inaspettata, che demolisce la visione tradizionale del materiale e lascia intravvedere nuove, enormi potenzialità. Perchè quando raggiunge dimensioni inferieori ai 400 nanometri, il silicone smette di comportarsi come un "vetro", e cioè di rompersi se sottoposto a pressione, e assume le fattezze di una specie di materiale deformabile che, anche sotto grandi carichi, si piega e si distorce senza rompersi "come il burro". Lo hanno scoperto i ricercatori dell'Empa (Swiss federal laboratories for materials testing and research) di Thun, in Svizzera, che hanno trattato il silicone in modo tale da ottenere nanopilastri isolati, senza base allargata, di diametri compresi tra 230 e i 940 nanometri, e hanno poi provato a schiacciarli con forze controllate di diversa intensità. Si sono così accorti che al dio sotto della soglia dei 400 nanometri il pilastrino non si rompe più, ma inizia a deformarsi a causa della sua particolare organizzazione atomica. Secondi i fisici elvetici, la scoperta potrebbe rappresentare l'atto di nascita della realizzazione di materiali del tutto nuovi, che sfruttano queste inaspettate caratterstiche e che potrebbero essere molto utili in diversi settori, dall'ottica ai microsistemi. (a.cod.)

1 ottobre 2009

Rivestimenti Proteico - da "Il Sole 24 Ore" del 01.10.2009

Che ne è delle nanoparticelle biologiche una volta che esse entrano in contatto con l'organismo? E' una delle grandi questioni aperte. Quella che, fino ad oggi, ha rallentato la diffusione di farmaci e altre sostanze per il principio di precauzione, secondo cui occorrono dati certi prima di autorizzare l'uso nell'uomo di composti nuovi. Ora però il destino delle nanoparticelle è meno oscuro. Uno studio pubblicato dai ricercatori del Biotech and Biological Sciences Research Council britannico su ACS Nano dimostra che esse vengono immediatamente ricoperte da varie sostanze, la maggior perta delle quali di natura proteica. Questi involucri vengono quindi fagocitati dal sistema endosomiale, cioè dagli enzimi interni alla cellula incaricati di digerire vari tipi di sostanze, e attaccati in particolare da uno di essi, la catepsina L. La scoperta è importante non solo perchè - scrivono gli autori - bisogna tenere conto della degradazione nel progettare nanoparticelle biologiche, ma anche perchè apre la strada a studi sul rilascio controllato dei nanoderivati introdotti. (a.cod.)

Cellophane alle mele - da Nova de "Il Sole "4 ore" del 01.10.2009

Uno dei settori che più beneficeranno delle nanotecnologie è quello del packaging alimentare. L'obiettivo è realizzare materiali che preservino la freschezza dei cibi impedendo ogni contaminazione per il maggior tempo possibile. Secondo l'istituto iRAP di Stamford, nel 2009 il mercato del packaging nanotecnologico per cibi e bevande varra 4,21 miliardi di euro, e 7,3 miliardi nel 2014. Una delle applicazioni più interessanti dal punto di vista industriale è quella delle pellicole alimentari, dove occorre conciliare robustezza meccanica, trasparenza ed effetto barriera agli agenti chimici. Da questo punto di vista si segnala il risultato ottenuto dall'Università dell'Arizona dove il team di Sadhana Ravishankar ha realizzato una pellicola commestibile partendo da sostanze presenti nelle mele. Presentata sul "Journal of food", è arricchita con carvacrolo e cinnamaldeide, sostanze che si sono dimostrate capaci di proteggere contro la salmonella e l'escherichia coli. Secondo gli studiosi la pellicola alle mele ha tutte le potenzialità per essere usata su larga scala, riuscendo anche a prevenire la perdita di colore nei cibi e nelle bevande. (an.car.)

30 settembre 2009

Nanosfere di Viagra - da Nova de "Il sole 24 ore" del 24/09/09

I farmaci contro l'impotenza funzionano, ma possono dare effetti indesiderati anche gravi, che ne limitano l'impiego. I quali, però, potrebbero essere presto superati, se la nuova formulazione nano studiata dai farmacologi dell'Einstein College of Medicine di New York darà, nell'uomo, gli stessi risultati ottenuti negli animali. Come riferito sul "Journal of Sexual Medicine", infatti, 18 ratti sono stati trattati con una crema a base di nanosfere caricate con ossido nitrico (NO) da solo o unito a tadalafis (cialis) o a un farmaco dotato di meccanismo d'azione diverso, la silorfina, e il risultato è stato che 5 dei 7 trattati con NO e 11 degli altri hanno risposto positivamente. Se i test sulla sicurezza saranno positivi, partiranno quelli sull'uomo. Volontari cercasi. (a.cod.)

Nanosfere di Viagra - da Nova de "Il sole 24 ore" del 24/09/09

Eco - batterie ricaricabili - da Nova de Il Sole 24 Ore del 24/09/2009

Cinque ricercatori dell'Università svedese di Uppsala sono riusciti a trasformare attraverso le nanotecnologie un materiale biologico infestante in un sistema ecologico per immagazzinare energia. Gli studiosi, guidati da Albert Mihranyan, hanno costruito una batteria utilizzando la Cladophora, un'alga marina infestante che forma agglomerati simili al muschio. Come riportano i ricercatori su "Nano Letters", uno dei problemi delle attuali batterie realizzate con polimeri conduttori è che dopo pochi cicli di ricarica esauriscono la capacità di immagazzinare carica elettrica. La fibra in cellulosa della Cladophora presenta invece una struttura superficiale che riesce a evitare ogni effetto di saturazione.
I ricercatori hanno costruito elettrodi di fibra di cellulosa rivestiti da un polimero che presentavano una superficie interna di 80 metri quadrati al grammo ottenendo dei risultati superiori a quelli di ogni altra pila in plastica. In particolare, la batteria così costruita riesce ad accumulare una corrente elettrica di 600 mA per centimetro quadrato e, dopo 100 cicli di ricarica, la sua efficenza è ancora pari al 94%. La batteria funziona ad acqua e, secondo i ricercatori, "apre nuove possibilità per la produzione di sistemi di immagazzinamento di energia leggeri, economici, scalabili ed ecocompatibili". (an.car.)

1 settembre 2009

"Un uovo d'oro" - da Nova de "Il Sole 24 Ore" del 27.08.09

Una sorta di uovo il cui guscio è costituito da nanoparticelle d'oro, il tuorlo da nanoparticelle semiconduttrici che non entrano mai in contatto con l'involucro esterno perchè tenute a distanza da polimeri di lunghezza definita e le cui dimensioni totali non superano i 20 nanometri. Si presenta così il nuovo arrivato nelle nanostrutture per scopi medici, ideato dai ricercatori dell' Università di Washington. I bioingegneri sono riusciti a mettere insieme nanoparticelle semiconduttrici con altre di metallo mantenendo le caratteristiche biofisiche di entrambe le componenti e formando così nanoaggregati che presentano caratteristiche ottiche ottimali insieme alla capacità di veicolare sostanze terapeutiche o comunque utili a fini medici grazie all'oro. (a.cod.)

Nanoparticelle contro il terrorismo - da Nova de "Il Sole 24 Ore" del 27.08.09

L'asia scommette sulle nanotecnologie antiterrorismo. All'Istituto di tecnologia di Tokyo, Masato Tanaka e il suo team hanno dimostrato come le particelle di ossido di fosforo, un composto organico contenente fosforo, siano in grado di rivelare tracce molecolari di trinitrotoluene (Tnt), diventando fluorescenti.
All'Accademia cinese delle scienze di Hefei, invece, il team di Liang-bao Yang ha sintetizzato delle nanoparticelle bimetalliche di oro e di argento legandole a frammenti di Dna: queste nanoparticelle si sono dimostrate estremamente sensibili a un particolare tipo di deviazione della luce, rivelandosi capaci di segnalare con grande precisione la presenza di alcune sostanze, in particolare anche basse di Tnt, e costituiscono quindi un ulteriore strumento per l'individuazione di esplosivi nascosti. (an.car.)

22 luglio 2009

Il tessuto che fotografa - da Nova de "Il Sole 24 Ore" del 16.07.2009

Yoel Fink, professore del Massachusetts Institute of Technology, è riuscito a trasformare un tessuto in un sistema capace di raccogliere immagini. L'immagine è catturata grazie a semiconduttori di dimensione nanometrica presenti all'interno di fibre, che hanno un diametro inferiore al millimetro. I segnali memorizzati dalle fibre sensibili alla luce, vengono trasmessi a amplificati da un computer che li elabora e riproduce l'oggwetto "fotografato". Lo studio pubblicato su "Nano Letters" è in fase sperimentale, ma qualcuno ipotizza risvolti interessanti in campo militare. "Il lavoro - precisa Fink - costituisce un nuovo approccio alla visione. Per il momento siamo riusciti a trasferire solo l'immagine un po' rudimentale di una bambina sorridente, ma contiamo di ottenere presto nuovi risultati". (r.l.p.)

Nanocerotto d'alga - da Nova de "Il Sole 24 Ore" del 16.07.2009

E' mille volte più sottile del cellophane, e potrebbe avere numerosissimi impieghi in medicina, estetica, conservazione alimentare e altro ancora. Il nuovo materiale messo a punto dai ricercatori della Waseda University di Tokyo è infatti spesso appena 75 nanometri e, grazie alla sua composizione a base di proteine estratte dal guscio di granchio e colla di alga - il tutto in versione nano - cicatrizza perfettamente le ferite chirurgiche interne; usato su cani cui era stato praticato un foro da sei millimetri nel polmone, il film è stato in grado di resistere alla pressione della respirazione, riparare il danno alcun tipo di cicatrice e scomparire senza lasciare traccia in un mese. In un paio di anni dovrebbero iniziare le sperimentazioni sull'uomo. (a.cod.)

Proteine assemblate - da Nova de "Il Sole 24 Ore" del 16.07.2009

I sistemi biologici sono la versione naturale delle nanotecnologie. Così riassumono il lavoro i ricercatori dell'Università di Berkeley, che hanno pubblicato su "Plos Biology" la prima descrizione su scala nano di cosa accade quando, all'interno di un batterio E.ùColi, si formano aggregati di proteine. Ora, grazie a una tecnica chiamata Palm (Photo - Activated Localization Microscopy), è possibile verificare il comportamento di una singola proteina; se le proteine analizzate sono un centinaio o, come in questo caso, più di un milione: si vede come avviene il traffico intracellulare in tempo reale, con un'approssimazione di 15 nanometri. Nel lavoro californiano è stata studiata la chemotassi, fenomeno per cui una cellula si muove per avvicinarsi o allontanarsi da una sostanza chimica. (a.cod.)

Il Peso Di Un Atomo - da Nova de "Il Sole 24 Ore" del 09.07.2009

I ricercatori del progetto europeo Cardeq, acronimo di "Carbon nanotube devices at the quantum limit", hanno annunciato di aver misurato la massa di un atomo di argon. La misura è stata ottenuta con un apparecchio composto da nanotubi che oscillano con determinate frequenze a seconda delle masse applicate. Le frequenze sono raccolte a loro volta attraverso nanotubi semiconduttori che agiscono come transistor, amplificando i segnali elettrici.
Anche all'istituto californiano di tecnologie Caltech e all'Università di Berkeley usano i nanotubi per misurare le masse atomiche, ma i ricercatori europei sono convinti che il sistema del progetto Cardeq sia quello caqpace di dare i risultati migliori e che permetterà in futuro di valutare anche le masse di un singolo protone o neutrone.
Scopo del progetto è infatti quello di implementare una tecnologia capace di seguire istante per istante l'evoluzione di una reazione chimica, anche in ambito biologico. (an.car.)

Overview d'obbligo - da Nova de "Il Sole 24 Ore" del 09.07.2009

Sono già più di 800 i prodotti farmaceutici, alimentari, cosmetici e di altro tipo che contengono sostanze in scala nano.
Ciononostante, ancora poco si sa su che cosa accade quando esse entrano in contatto con una struttura biologica. Per sistematizzare i dati e indirizzare gli studi, i ricercatori del California NanoSystems Institute della Ucla hanno pubblicato un lungo articolo su "Nature Materials", nel quale ricordano che: una classificazione delle interazioni osservate aiuterebbe a comprendere il comportamento dei nanomateriali nei tessuti biologici: le caratteristiche fisico - chimiche (come dimensioni, forma, carica elettrica) hanno molti effetti sulla capacità dei nanomateriali di giungere a destinazione; saperne di più sarebbe estremamente utile in medicina e per aumentare la sicurezza. Le nanoparticelle possono indurre risposte intracellulari molto diverse, con effetti positivi o potenzialmente pericolosi; per sfruttarle appieno e senza rischi bisognerebbe conoscerle nel dettaglio (a.cod.)

10 luglio 2009

Lo Stile di Prometeo - da Nova de "Il Sole 24 Ore" del 09.07.09

L'ABBIGLIAMENTO ESPLORA LE POSSIBILITA' OFFERTE DALLE NANOTECNOLOGIE
La scienza apre la strada ai tessuti intelligenti. anche anell'alta gamma. Ma soprattutto si spera che siano sostenibili

Un'arte delicata e millenaria, quella della lana. Dove conta la mano, il passaggio lieve delle dita sul tessuto. "Dopo 25 anni di mestiere so riconoscere al tatto se è una fibra da 15 micron o da dieci" afferma Brunello Cucinelli, uno dei leader mondiali nel cashmere di alta gamma: "la mano significa morbidezza, setosità, naturalezza del tessuto. E' il cuore del nostro lavoro. Nulla deve alterarla o dare appena l'impressione di artificiale".
Eppure le nanotecnologie si affacciano anche nell'area più sofisticata del tessile. Negli interstizi delle fibre naturali, cashmere, vicugna o alpaca (da 4 a 6 volte più fini di un capello) si possono inserire nanostrutture da diecia cento volte più piccole, progettate per respingere i liquidi, per schermare i raggi solari, per rilasciare profumi o agire da antibatterici.
chimica avnazata, fisica dei plasmi, biotecnologie degli enzimi appaiono le strade più promettenti per reingegnerizzare i tessuti, stando almeno all'ultima edizione del Nanoforum di Torino. Molto più facile farlo per i tessili tecnici (capi sportivi più o meno estremi, tende, rivestimenti, persino coperture stradali...), o per il cotone di magliette e jeans. Ben più ardua l'impresa per chi ha fatto delle fibre fini e naturali la sua bandiera.
"Noi operiamo a 360 gradi - spiega Anna Zegna, dell'omonimo gruppo laniero - da un lato produciamo il cashmere Oasi, tinto senza un milligrammo di chimica, e tutto per infusione. Dall'altro lavoriamo sull'innovazione spinta. Abbiamo tessuti antimacchia su cui puoi rovesciare una tazzina di caffè o un'insalata e rimuovere tutto dal vestito con un fzzoletto di carta e senza tracce. Produciamo dei blazer blu che si comportano, al calore solare estivo, come se fossero bianchi. Un "cool effect" che genera, a parità di colore, dieci gradi in meno sulla superficie del tessuto. Una particolare tecnica di tintura che fa in modo che i colori scuri, invece di assorbire la luce, la respingano, esattamente come i chiari".
Cucinelli, appartiene invece al partito degli scettici. Per lui esiste solo il naturale puro: "Sono anni che gli studiosi ci provano. Ma ogni volta che in lavanderia, in tintoria o in follatura si mettono degli additivi non normali se poi si passa la mano si sente in qualche modo l'artificiale. E questo per noi non è accettabile."
Eppure la tecnologia è in pieno movimento. Alla arioli di Como, meccanotessile, hanno appena presentato la prima macchina per la deposizione al plasma a ciclo continuo sui tessuti. A temperatura ambiente il sistema, sviluppato con l'Università di Milanoe la Stazione sperimentale per la Seta, "lima" le superfici dei tessuti e inserisce, via gas ionizzati, atomi, molecole o film polimerici. "Con la deposizione al plasma - spiega Nicoletta Di Vetro della Plasma Solutions, una spinoff dell'Università di Bari - l'inserimento di prodotti chimici può essere minimo e mirato".
Anche se passare dalle macchine di laboratorio al ciclo continuo industriale non è uno scherzo.
Una strada alternativa è il sol-gel, una tecnbica chimica che consente di produrre, in soluzioni acquoseo di alcool, nanostrutture di ossidi metallici, come il nanotitanio, già utilizzato per tende a rivestimenti fotocatalizzatori (capaci di uccidere batteri o degradare inquinanti con la luce solare). "Dentro i nano-reticoli possiamo ospitare varie molecole - spiega Lorenza Draghi di Nanosurfaces, spinoff del Politecnico di Milano - dai profumi a rilascio controllato, a pigmenti che cambiano colore alal luce. Il tutto via semplice immersioni, e normali macchine di finissaggio. Ma il difficile è la chimica retrostante". Basta poco, con i sol-gel, per ottenere una lana anti-infeltrente, ma con "effetto cartone".
E infine gli enzimi, ovvero i catalizzatori biologici prodotti da micro-organismi più o meno ingegnerizzati. "Alcuni, come l'amilasi, si usano da secoli per togliere l'amido dalle fibre di cotone - speiga Gianfranco Peluso del Cnr di Napoli - altri, come la proteasi, attaccano le micro-scaglie che ricoprono le fibre di lana, e le rendono più morbide ma anche più fragili. Per questo stiamo lavorando su tecniche ibride, in cui la proteasi distrugge e le transglutaminasi contempoaneamente riparano le fibre".
"E' come passarla alla carta vetrata, per toglierne le asperità. Sono trattamenti noti ma delicatissimi - osserva Zegna - gli enzimi agiscono sotto azione meccanica e di temperatura. Basta una piccola variazione e cambia tutto. E anche sulla deposizione al plasma ci stiamo interessando da vari anni". ma Cucinelli aggiunge: "Non sono contro la ricerca, anzi. Ma vorrei che sviluppasse, anche con le nanotecnologie, coloranti più ecologici. Su questo sì che sono disposto a scommettere".
(Giuseppe Caravita)

Nuovo sito sul GRAFANO on line

Clicca sul titolo per visitare sito

Non è a provas di demoni - da Nova de "Il Sole 24 Ore" del 09.07.09

Il diavoletto di Maxwell potrebbe esistere, almeno su scala nanometrica. Lo hanno scoperto Raoul Dillenschneider e Eric Lutz, dell'Università di Augusta, analizzando le condizioni per l'esistenza di questa figura della termodinamica del XIX secolo. Il fisico James Maxwell aveva descritto il paradosso che nasceva pensando a un demone capace di aprire e chiudere la parete interna di una scatola contenente molecole di gas. Il diavoletto selezionava solo le molecole più veloci, riuscendo così a raffreddare un'area della scatola e a riscaldare l'altra senza compiere lavoro e diminuendo l'entropia complessiva del sistema. Studi recenti avevano risolto il paradosso notando che il demone doveva avere una memoria capace di generare a sua volta entropia. I due ricercatori tedeschi hanno però spiegato su "Physical Review Letters" che questa risposta non è completa, perchè le fluttuazioni termiche su nanoscala possono a loro volta influenzare l'entropia collegata alla memoria. Tuttavia, i due studiosi hanno anche dimostrato che l'esistenza su nanoscala del demone di Maxwell non viola alcuna legge della termodinamica. Conclusione che servirà per la realizzazione di memorie quantistiche. (an.car.)

Nuovo sito sul GRAFENE on line

Clicca sul titolo per visitare il sito



9 luglio 2009

Il naso è d'oro - da Nova de "Il Sole 24 Ore" del 2 luglio 2009

Non solo distingue tra cellule sane e cancerose, ma anche tra cellule di un tumore primario e di una metastasi. Il tutto grazie a un mix dato da nanoparticelle d'oro unite ad altre di un polimero chiamato Ppe (parafenilenetinilene) che, distribuito sull'oro, diventaq fluorescente a contatto con alcune sostanze biologiche. Il nano-naso chimico, così chiamato perchè riproduce l'azione dei recettori nasali, nonchè la loro sensibilità a centinaia di sostanze diverse, è stato inventato dai ricercatori dell'Università del Massachussetts di Amherst, che su "Pnas" hanno riferito i risultati ottenuti prima su quattro linee di tumori primari (fegato, cervice uterina, mammella e testicolo), su tre di cellule metastatiche e su cellule di controllo, e poi su cellule derivanti da animali geneticamente identici, ma con tumori a diversi stadi. In tutti i test il sistema è stato in grado di distinguere tra i vari tipi cellulari e di segnalare anche altre anomalie. Gli esperimenti si sposteranno ora su tessuti di pazienti. (a.cod.)

26 giugno 2009

Linea di Prudenza - da Nova De "Il Sole 24 Ore" del 25.06.2009

Da più parti si chiede una riflessione sull'impatto ambientale che grandi molecole artificiali grandi milionesimi di millimetro potrebbero avere sull'ambiente. Due studi recenti, pubblicati su "Nature Nanotechnology" sembrano confermasre questa linea di prudenza. In un caso è stato dimostrato che bastoncelli d'oro di dimensioni nanometriche possono entrare nella catena alimentare se dispersi nell'ambiente. I ricercatori dell'Università della Carolina del Sud hanno riprodotto ecosistemi marini verificando che le nanomolecole d'oro, in una dozzina di giorni riescono a passare dall'acqua alla catena alimentare. La preoccupazione degli studiosi è palese: "Entro i prossimi cinque anni la fabbricazione di grnadi quantità di nanomateriali potrebbe condurre a una contaminazione indesiderata degli ecosistemi acquatici e terrestri". Contemporaneamente al Lovelace Respiratory research Institute di Albuquerque, del Nuovo Messico, ha dimostrato un'interazione biologica fra nanotubi di carbonio ed esseri viventi. I ricercatori hanno fatto inalare a cavie dosi di nanotubi comprese tra 0,03 e 1 mg per metro cubo, verificando che al dosaggio maggiore il sistema immunitario subisce l'alterazione di una funzione dela milza. Un risultato che dovrebbe indurre a progettare precauzioni per chi lavora nell'industria dei nanotubi. (an.car.)

Micelle anti-placca - Da Nova de "Il Sole 24 Ore" del 25.06.2009

Quando la chimica classica incontra le nanotecnologie il risultato può essere anche una terapia rivoluzionaria contro l'aterosclerosi e, in futuro, contro altre patologie.
Autori della scoperta sono i ricercatori dell'Università di Santa Barbara, in California, che hanno pensato di sfruttare micelle (strutture sferiche che si formano spontaneamente quando una molecola ha una parte idrofila e una idrofoba), ottenute partendo da nanopeptidi dotati di un'alta affinità per il colesterolo. Come riferito su "Pnas", topi con aterosclerosi sottoposti a un'infusione di micelle, hanno mostrato evidenti segni di miglioramento. Per gli autori, il successo dell'esperimento è andato oltre le aspettative, perchè l'obiettivo iniziale era solo quello di trovare un nuovo sistema di targeting specifico per la diagnosi molecolare delle placche, mentre nanomicelle sono riuscite a demolire le placche stesse, soprattutto laddove esse iniziavano a sfaldarsi (evento che prelude a infarti ed ictus). (a.cod.)

12 giugno 2009

Nanocristalli su misura - da Nova de "Il Sole 24 Ore" del 11.06.2009

Comprendere come si formano i cristalli su scala nanometrica potrebbe portare a catalizzatori più efficienti, capaci di migliorare il funzionamento delle celle a combustibile. Il gruppo di Haimei Zheng, del Laboratorio nazionale Usa Lawrence Berkeley, è riuscito a seguire tutte le fasi della crescita di un nanocristallo di platino con una risoluzione mai ottenuta prima grazie a un microscopio a trasmissione elettronica accoppiato a cellule liquide circondate dal vuoto. Questa tecnologia, descritta su "Science", potrà anche essere usata per produrre nanocristalli con le caratteristiche desiderate. Cristalli che continuano a riservare sorprese: sempre su "Science" Luca Bindi, del Museo di Storia Naturale dell'Università di Firenze, ha descritto il rinnovamento, con altri tre ricercatori, di un "quasi cristallo": un solido composto da una lega di rame, alluminio e ferro con una serie di simmetrie rotazionali che si pensava non potesse esistere in natura. Rimane aperta la questione su come queste strutture microscopiche possano essersi formate. (an.car.)

10 giugno 2009

Formula nanoibrida - da Nova "Il Sole 24 Ore" del 04.06.2009

Si chiamano microcapsule nanoibride, e potrebbero migliorare sensibilmente l'assorbimento dei farmaci poco solubili dalle pareti dello stomaco, ostacolo che oggi compromette l'efficacia terapeutica di molti medicinali. Fino a oggi si è cercato di aggiungere sostanze detergenti a questo tipo di farmaci - tra i quali ve ne sono molti contro il cancro, il diabete e altre gravi patologie-, ma i detergenti sono sovente molto irritanti per la mucosa gastrica; ora un gruppo di ricercatori dell'Università di Bristol sembra esser giunto vicino alla quadratura del cerchio: detergenti sì, ma in scala nano, disciolti in una soluzione oleosa e supportati da una matrice porosa di silice, fino a ottenere, appunto,le microcapsule nanoibride nelle quali sono sciolti anche i farmaci. Come riferito su "Molecular Pharmaceutics" l'antinfiammatorio indometacina così confezionato in vitro viene assorbito fino a 5 volte di più ed è assorbito dagli animali il doppio rispetto alla versione classica (a.cod.)

Biosensori e Nanosonde - Da Nova - "il Sole 24 Ore" del 04.06.2009

Cresce al proposta di metodi per identificare virus e batteri in pochissimo tempo senza l'uso di reagenti chimici. Un team di ricercatori dell'Università di Ostenda, in Olanda, ha presentato il prototipo di un dispositivo in grado di scovare i virus (anche quello dell'influenza suina) in 5 minuti.
Il laboratorio portatile si compone di un chip scanalato nel quale vengono posti i recettori specifici del virus; quindi si aggiunge il campione biologico e si fa passare il tutto sotto un laser: se è avvenuto il legame, se cioè il virus è presente, il detector rivela il cambiamento di luce. Un altro biosensore è stato proposto su Acs Nano, dai bioingegneri dell'università della California del Sud; in questo caso è stata usata una nanosonda di ossido di indio immersa in un liquido e ricoperta di anticorpi sintetici, modellati su quelli fisiologici ma molto più piccoli ed economici. La sonda viene posta a contatto con il liquido biologico, e se è presente il virus cercato (nei primi esperimenti quello della Sars) si ha un legame registrato da una variazione di corrente entro pochi minuti. (a.cod.)

Nanocontainer mirato - da Nova - "Il Sole 24 Ore" del 28 maggio 2009

Frank Caruso, dell'Università di Melbourne , ha sviluppato un microcontenitore che libera all'interno del corpo umano, una volta giunto a destinazione, fino a 8.000 nanopillole. Il gruppo di Caruso ha inserito all'interno di una capsula polimerica 8.000 liposomi contenenti il principio attivo, che in questo modo viene liberato esattamente nel punto desiderato con notevoli effetti terapeutici, così come hanno spiegato i ricercatori su " Angewandte Edition".
Un'altra tecnica innovativa per distribuire farmaci attraverso le nanotecnologie è stata sviluppata da Carolyn L. Cannon dell'Università di Washington che ha sintetizzato delle nanoparticelle contenenti antibiotici all'argento. Queste nanoparticelle sono state fatte inalare a topi affetti da polmonite, ottenendo un tasso di guarigione del 100%. (an. car.)

Trasmissioni via fuoco - da Nova - Il Sole 24 Ore del 28.05.2009

Il fuoco può essere utilizzato non solo per bruciare l'informazione, ma anche per trasmetterla. Ogni elemento quando brucia emette radiazioni elettromagnetiche con uno spettro caratteristico e George M. Whitesides, dell'Università di Harward, ha trovato come sfruttare questa proprietà. Il suo gruppo ha prodotto una striscia di nitrocellulosa contenente molecole di specifici metalli che, bruciando, producono radiazioni particolari.
Whitesides ha quindi sviluppato una sorta di codice Morse basato sulla presenza o assenza di molecole di litio, rubidio e cesio, con il quale trasmettere lettere, numeri e caratteri speciali. I ricercatori sono quindi riusciti a inviare e ricevere correttamente il messaggio "Look mom no electricity" alla frequanza di 11 Hz incendiando il filo. Secondo gli studiosi questo metodo di comunicazione chimica, descritto sui "Proceedings of the National Academy of Sciences" è concettualmente analogo a quello che avviene con il Dna. La tecnica potrebeb condurre a un nuovo metodo di trasmissione delle informazioni che non richiede corrente elettrica per funzionare. (an.car.)

10 febbraio 2009

Nuovo listino anno 2009

Si ricorda che è on line nel nostro sito
www.nanoprodotti.it
il nuovo listino 2009

2 febbraio 2009

25 al 28 novembre 2008

Ringraziamo tutti i visitatori del
"1° Salone Internazionale delle Nanotecnologie "
che hanno visitato il nostro stand.