27 ottobre 2009

Un pizzico di molecole - da Nova de "Il Sole 24 Ore" del 22.10.2009

Lo hanno definito il collo di bottiglia delle nanotecnologie, ma forse ora all' Università di Berkley potrebbero aver trovato la soluzione per superarlo. Il team di Ting Xu ha infatti sviluppato una tecnica per controllare in maniera precisa la "configurazione spaziale dei blocchi di costruzione" di dimensioni nanometriche con un procedimento scalabile su una molteplicità di lunghezze. L'idea è quella di assemblare nanoparticelle e frammenti di polimeri usando molecole che attraggono entrambi gli ingredienti. Il risultato è che diventa possibile ottenere strutture nelle quali le particelle di dimensioni nanometriche risultano perfettamente ordinate anche su reticoli tridimensionali. Con questa tecnologia gli studiosi hanno prodotto materiali che reagiscono attivamente e reversibilmente alla luce a al calore. Secondio i ricercatori questo metodo, descritto su "Nature Materials", potrà essere usato per fabbricare diversi tipi di dispositivi come sensori ad alta sensibilità. (an.car.)

Silicone come burro - da Nova de "Il Sole 24 Ore" del 22.10.2009

Quella che compare in scala nano è una faccia del silicone totalmente inaspettata, che demolisce la visione tradizionale del materiale e lascia intravvedere nuove, enormi potenzialità. Perchè quando raggiunge dimensioni inferieori ai 400 nanometri, il silicone smette di comportarsi come un "vetro", e cioè di rompersi se sottoposto a pressione, e assume le fattezze di una specie di materiale deformabile che, anche sotto grandi carichi, si piega e si distorce senza rompersi "come il burro". Lo hanno scoperto i ricercatori dell'Empa (Swiss federal laboratories for materials testing and research) di Thun, in Svizzera, che hanno trattato il silicone in modo tale da ottenere nanopilastri isolati, senza base allargata, di diametri compresi tra 230 e i 940 nanometri, e hanno poi provato a schiacciarli con forze controllate di diversa intensità. Si sono così accorti che al dio sotto della soglia dei 400 nanometri il pilastrino non si rompe più, ma inizia a deformarsi a causa della sua particolare organizzazione atomica. Secondi i fisici elvetici, la scoperta potrebbe rappresentare l'atto di nascita della realizzazione di materiali del tutto nuovi, che sfruttano queste inaspettate caratterstiche e che potrebbero essere molto utili in diversi settori, dall'ottica ai microsistemi. (a.cod.)

1 ottobre 2009

Rivestimenti Proteico - da "Il Sole 24 Ore" del 01.10.2009

Che ne è delle nanoparticelle biologiche una volta che esse entrano in contatto con l'organismo? E' una delle grandi questioni aperte. Quella che, fino ad oggi, ha rallentato la diffusione di farmaci e altre sostanze per il principio di precauzione, secondo cui occorrono dati certi prima di autorizzare l'uso nell'uomo di composti nuovi. Ora però il destino delle nanoparticelle è meno oscuro. Uno studio pubblicato dai ricercatori del Biotech and Biological Sciences Research Council britannico su ACS Nano dimostra che esse vengono immediatamente ricoperte da varie sostanze, la maggior perta delle quali di natura proteica. Questi involucri vengono quindi fagocitati dal sistema endosomiale, cioè dagli enzimi interni alla cellula incaricati di digerire vari tipi di sostanze, e attaccati in particolare da uno di essi, la catepsina L. La scoperta è importante non solo perchè - scrivono gli autori - bisogna tenere conto della degradazione nel progettare nanoparticelle biologiche, ma anche perchè apre la strada a studi sul rilascio controllato dei nanoderivati introdotti. (a.cod.)

Cellophane alle mele - da Nova de "Il Sole "4 ore" del 01.10.2009

Uno dei settori che più beneficeranno delle nanotecnologie è quello del packaging alimentare. L'obiettivo è realizzare materiali che preservino la freschezza dei cibi impedendo ogni contaminazione per il maggior tempo possibile. Secondo l'istituto iRAP di Stamford, nel 2009 il mercato del packaging nanotecnologico per cibi e bevande varra 4,21 miliardi di euro, e 7,3 miliardi nel 2014. Una delle applicazioni più interessanti dal punto di vista industriale è quella delle pellicole alimentari, dove occorre conciliare robustezza meccanica, trasparenza ed effetto barriera agli agenti chimici. Da questo punto di vista si segnala il risultato ottenuto dall'Università dell'Arizona dove il team di Sadhana Ravishankar ha realizzato una pellicola commestibile partendo da sostanze presenti nelle mele. Presentata sul "Journal of food", è arricchita con carvacrolo e cinnamaldeide, sostanze che si sono dimostrate capaci di proteggere contro la salmonella e l'escherichia coli. Secondo gli studiosi la pellicola alle mele ha tutte le potenzialità per essere usata su larga scala, riuscendo anche a prevenire la perdita di colore nei cibi e nelle bevande. (an.car.)