5 marzo 2010

Silicio da spalmare che triplica la resa - da "Il Sole 24 Ore" del 21.02.2010

Sono frutto della ricerca made in Italy i moduli fotovoltaici che permettono di triplicare la resa energetica in termini di produzione di elettricità rispetto alle soluzioni attualmente sul mercato. A metterle a punto, per il momento sotto forma di concept da laboratorio, un team di ricercatori dell'Università di Ferrara e dell'Istituto Nazionale per la fisica della materia del Cnr.
I ricercatori, impegnati sul progetto da circa 10 anni, e sostenuti dall'azienda padovana Dichroic Cell (che ha fornito le strumentazioni), hanno ideato un modulo composto di tre celle fotovoltaiche ciascuna a base di un diverso materiale. Gli ingredienti della ricetta sono silicio, arsenuro di gallio e fosforo di indio e gallio. Il tutto mixato con nanoparticelle di germanio, materiale molto costoso e scarsamente reperibile in natura considerato tra i migliori "conduttori" di raggi solari.
"Il reattore Lepecvd, realizzato dalla Dichroic Cell ci ha permesso di ottenere una pellicola ultrasottile a base di nanoparticelle di germanio che spalmato sulla parete esterna delle celle consente di ottenere una resa energetica nell'ordine del 30%", spiega Giuliano Martinelli, ordinario di fisica all'Università di Ferrara. Un risultato eccezionale se si considera che i moduli pià all'avanguardia oggi in commercio raggiungono il 12 - 13%. L'utilizzo di tre differenti celle, inoltre, permette di sfruttare al meglio i raggi solari che vengono "instradati" sulla superficie del modulo per essere trasformati in energia con il massimo dell'efficenza. Più innovazione non fa rima, come spesso accade, con lievitazione dei costi. "Quelli produttivi restano invariati", assicura Martinelli.
Peccato però che l'Italia, prima al mondo ad aver attivato un progetto di ricerca di questo tipo, potrebbe essere sorpassata da altri paesi. "Siamo partiti per primi, altri Paesi si sono poi attivati con progetti analoghi ma ora rischiamo di perdere il vantaggio accumulato", sottolinea il docente dell'ateneo ferrarese. Il fraunhofer Institute tedesco e l'Università statunitense del Delaware sono i principali "rivali". "Non sono più bravi di noi - conclude Martinelli - ma loro possono contare su stanziamenti pubblici consistenti. (M.Fi.)